Conoscete la storia del Carnevale del Pastorello? Se non la conoscete, ve la racconto io. Dunque c'era una volta, nella Sicilia di tanti e tanti anni fa, un pastorello che stava in campagna tutta la settimana a guardari pécuri: a custodire il gregge, al soldo di un padrone poco sensibile all'approssimarsi del Carnevale. Tanto poco interessava al padrone la baldoria e le frittelle, che proprio il Martedì Grasso non permise al ragazzino di scendere in paese per festeggiare.
Il pastorello arrivò quindi a festa finita: il Mercoledì delle Ceneri. Ed era l'epoca in cui i tempi "liturgici" scandivano la vita della gente... quindi, a regola, niente dolci. Il pastorello però, sentendosi giustamente defraudato, se ne uscì chiedendo una proroga a lu Signuruzzu: gli concedesse un giorno in più per festeggiare.
Fu accontentato, e da quella volta il Mercoledì si chiama, in certe parti della Sicilia, lu Carnilivari di lu Picurareddu: cioè, appunto, del Pastorello.
Questa è la storia come l'hanno raccontata a me, e il Carnevale del Pastorello io l'ho festeggiato domenica: essendo il martedì giorno lavorativo in generale, e sano e costumato a tavola, con la parola grasso assolutamente tabù. Per l'occasione ho preparato le ciambelline della zia Elisabetta, che di dolci se ne intende... Le desideravo da tempo ma per un motivo o per l'altro non ero riuscita a fare: sono frittelline di pasta da bigné con miele, note a Caltabellotta - dove appunto vive mia zia - anche come cuddureddi 'm prescia, cioè ciambelline da fare in fretta, rapide. Rapide relativamente, perché almeno un'ora ci vuole a prepararle.
Queste sono le dosi raccomandate dalla zia:
Adesso, a scelta, si possono prelevare con le mani leggermente unte piccole porzioni di impasto da modellare a bastoncino e poi a ciambellina, oppure si può fare scendere il composto, che sarà comunque "denso", da una tasca da pasticceria, disponendo i vari pezzi su un foglio di carta forno. Si prepara l'olio per la frittura e si cuociono le ciambelline, tenendo conto che la temperatura dev'essere ovviamente alta, ma non eccessiva, per consentire ai dolcetti di cuocersi bene all'interno e gonfiarsi (altrimenti vedrete che si scuriscono troppo presto e la crosta impedisce la cottura). Al termine si irrorano con miele fuso e cannella, e si cospargono di zucchero a velo e diavoletti.
Funzionano come le patatine: una volta iniziato con la prima ciambellina è difficile fermarsi.
Altre ricette della zia Elisabetta? Le trovate qui e qui!
Il pastorello arrivò quindi a festa finita: il Mercoledì delle Ceneri. Ed era l'epoca in cui i tempi "liturgici" scandivano la vita della gente... quindi, a regola, niente dolci. Il pastorello però, sentendosi giustamente defraudato, se ne uscì chiedendo una proroga a lu Signuruzzu: gli concedesse un giorno in più per festeggiare.
Fu accontentato, e da quella volta il Mercoledì si chiama, in certe parti della Sicilia, lu Carnilivari di lu Picurareddu: cioè, appunto, del Pastorello.
Questa è la storia come l'hanno raccontata a me, e il Carnevale del Pastorello io l'ho festeggiato domenica: essendo il martedì giorno lavorativo in generale, e sano e costumato a tavola, con la parola grasso assolutamente tabù. Per l'occasione ho preparato le ciambelline della zia Elisabetta, che di dolci se ne intende... Le desideravo da tempo ma per un motivo o per l'altro non ero riuscita a fare: sono frittelline di pasta da bigné con miele, note a Caltabellotta - dove appunto vive mia zia - anche come cuddureddi 'm prescia, cioè ciambelline da fare in fretta, rapide. Rapide relativamente, perché almeno un'ora ci vuole a prepararle.
Queste sono le dosi raccomandate dalla zia:
- 400 ml. d'acqua;
- 1 cucchiaio di zucchero;
- 300 g. di farina 00 (#405);
- 30 g. di strutto o burro;
- buccia grattugiata di un limone;
- una bustina di vanillina;
- 3 uova XL o L.
Adesso, a scelta, si possono prelevare con le mani leggermente unte piccole porzioni di impasto da modellare a bastoncino e poi a ciambellina, oppure si può fare scendere il composto, che sarà comunque "denso", da una tasca da pasticceria, disponendo i vari pezzi su un foglio di carta forno. Si prepara l'olio per la frittura e si cuociono le ciambelline, tenendo conto che la temperatura dev'essere ovviamente alta, ma non eccessiva, per consentire ai dolcetti di cuocersi bene all'interno e gonfiarsi (altrimenti vedrete che si scuriscono troppo presto e la crosta impedisce la cottura). Al termine si irrorano con miele fuso e cannella, e si cospargono di zucchero a velo e diavoletti.
Funzionano come le patatine: una volta iniziato con la prima ciambellina è difficile fermarsi.
Altre ricette della zia Elisabetta? Le trovate qui e qui!
Buonissime! Rapide si e no ma non importa... sono molto appetitose. Come stai Antonella? Spero di avere tue notizie presto... Un caro abbraccio. deborah
RispondiEliminaboniiiii
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