Perrunillas di Salamanca

 


Un paio d'anni fa mi occupavo di didattica delle lingue straniere, e in questo contesto mi sono trovata a dovere andare a un incontro per insegnanti di scuola e altri operatori del settore che si svolgeva all'Ambasciata di Spagna di Berlino. Non vi dico che nervi perché era di venerdì (sì, lo so: sarebbe, anzi è, una giornata lavorativa, ma sconfina con il sabato che è tabù assoluto e lo era specialmente a quei tempi quando per lavorare facevo cose noiosissime) e non solo: era un venerdì di novembre, giornata piovosissima e "germanicamente" invernale. 

La sorpresa fu che l'incontro non era per nulla noioso, anzi tutto il contrario, grazie alla simpatia dei relatori che sapevano parlare in modo interessante ed a qualche imprevista scoperta. A organizzare l'evento, infatti, era stata la regione Castilla e León: per scopi di promozione culturale e turistica venivano offerti prodotti tipici del luogo ed in particolare di Salamanca, vino, salumi, il cosiddetto hornazo e i biscotti. Dell'hornazo non vi so parlare, essendo una focaccia pesantissima, farcita di salsicce e salumi di tutti i tipi, tale da stendere un cavallo e allontanare chi come me non è amante degli insaccati. I biscotti, invece, tutta un'altra musica. Ce n'era uno che mi aveva colpito per l'aroma, tanto che - lo dico senza vergogna - di soppiatto ne portai via due, avvolti in un tovagliolo, per studiarli meglio in compagnia del marito. Si chiamavano perrunillas e ovviamente mi misi subito all'opera per capire di cosa si trattasse.

 C'è voluto più a trovare il tempo per postare la ricetta che a scoprire come si facessero: dato che sono dei biscotti in linea di principio natalizi, li ho preparati di recente, notando che non l'avevo ancora trascritta se non sul classico foglietto.  Quindi eccoli qua.

E... sì, questo è da sapere: si fanno con lo strutto e non lo potete sostituire, perché cambia il sapore e anche la consistenza. Il potenziale seduttivo della perrunilla su me che sono di Palermo credo che in buona parte sia dovuto anche a questo: hanno il sapore di certe frolle della mia regione. L'aroma "da studiare" alla fine si rivelò un misto di limone e cannella. 

Per circa 20 biscotti

  • 225 g. di farina per tutti gli usi
  • 70 g. di zucchero
  • 125 g. di strutto
  • 2 tuorli*
  • 65 g. di mandorle macinate fini
  • Una presa di sale
  • Buccia grattugiata di 1/2 limone
  • Cannella, 1 cucchiaino colmo (quella di Ceylon qui è la migliore, la dose è potenziata perché l'aroma di questa varietà è piuttosto discreto; potete ridurre se usate la varietà dal profumo più forte)
  • Zucchero per spolverare
* Mi prendo la libertà di dirvi che anche ad usare un uovo intero al posto dei due tuorli, magari lasciando da parte un po' di albume, il risultato non cambia: l'ultima volta ho fatto proprio così, perché avevo già albumi a secchiate a causa di pandoro e panettone, ed è andata alla grande.

Si impasta una frolla a partire dal misto di strutto, zucchero e aromi, lavorati a crema: aggiungere i tuorli e amalgamare bene, poi la farina. Formare una palla e lasciare riposare avvolta in pellicola per 30 minuti, poi stendere (non troppo sottile, 8 mm. sarebbe l'ideale) e ritagliare; oppure formare palline da deporre sulla teglia rivestita di carta forno, schiacciandole leggermente col palmo della mano (la forma di quelle "originali" era questa, a dire la verità). Spolverare con zucchero e cuocere a 180 gradi per circa 15 minuti (devono essere dorate, dipende tutto dal vostro forno). Lasciare raffreddare bene sulla gratella. 

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