Anche in versione eretica: bassa e a quadretti! |
Com'è volato questo mese di aprile! E con esso il periodo pasquale, di cui è stata protagonista la pastiera. Questo monumento della pasticceria napoletana mi ha sempre incuriosita - a Palermo, il dolce pasquale è la cassata - e definitivamente conquistata quando qualche anno fa ho assaggiato quella mitica di Scaturchio a piazza San Domenico Maggiore. Poi, pochi giorni dopo, approfittando di un viaggio in pullman, ho potuto iniziare la raccolta informazioni: era una gita speciale, una di quelle manifestazioni a cui partecipano decine di scuole, e la collega seduta accanto proveniva da un liceo campano. Quale migliore occasione! Oltretutto, io per Napoli impazzisco.
Ed ecco qui la ricetta che non ho più abbandonato: non è esattamente quella della collega che prevedeva sette uova sette, e che di conseguenza non è l'ideale per chi, come me, non sia appassionato del sapor di tuorlo - ma risulta dal confronto con la proposta di J. Caròla Francesconi nel benemerito La cucina napoletana. Al di là dei lati simbolici, poetici - tutta un'allusione al risveglio primaverile, la pastiera: l'uovo, il grano, la nota fiorita della zagara e dei canditi - uno degli aspetti interessanti di questo dolce è che si conserva bene per qualche giorno, e anzi non va consumato appena sfornato, ma necessita di un paio di giorni di riposo per consentire ai sapori di amalgamarsi. Per cui la tradizione vuole che lo si prepari il giovedì santo; tra l'altro, mi confermava una conoscente con ascendenze napoletane, ogni famiglia ha la sua variante e c'è chi vanta il proprio segreto - un po' di limoncello, per esempio - per una pastiera unica nel suo genere.
Io vado sul tradizionale... tanto sono di Palermo. Ma ve la consiglio. Ecco le dosi:
- per la pasta frolla
- 400 g. di farina 00 (#405);
- 200 g. di strutto (e non burro, no-no: sta qua il segreto della friabilità del guscio);
- 200 g. di zucchero;
- 4 tuorli.
- per il ripieno:
- 200 g. di grano cotto per pastiera;
- 350 ml. di latte;
- buccia grattugiata di 1/2 arancia;
- una noce di burro;
- 1 cucchiaino di zucchero;
- vaniglia o vanillina;
La crema di grano andrà poi incorporata a
- 250 g. di ricotta,
- 170 g. di zucchero,
- 3 tuorli,
- agrumi canditi (cedro, limone, arancia) e zucca candita nelle quantità che preferite,
- 1 cucchiaino di cannella,
- acqua di fior d'arancio,
- i 3 albumi montati a neve.
Fate cuocere a 180º per un'ora circa, anche un po' di più a seconda del vostro forno - la pastiera dev'essere dorata ma non secca: "con la lacrima", diceva la collega. Si gonfierà in cottura, ma poi si affloscerà: va bene così. Dopo di che, lasciatela da parte per un giorno almeno, e poi via libera.
La pastiera è uno di quei dolci per cui vado pazza... seconda solo alla cassata siciliana... d'altronde sono di Palermo anche io!
RispondiEliminache bella questa pastiera, ho appena conosciuto il tuo blog è mi piace tanto ho letto molte ricette di dolci interessanti, ti metto nei miei preferiti un bacio
RispondiEliminacomplimenti ,ha un ottimo aspetto la tua pastiera
RispondiEliminacomplimenti per le belle ricette che ho trovato nel tuo blog! tornerò!!!
RispondiEliminamai avuto il piacere di assaggiare una vera pastiera, deve esser proprio buona!
RispondiEliminasul mio blog c'è un piccolo premio, spero che ti piaccia, passa a ritirarlo ^^