Biscottini di Novara, alias Pavesini (però buoni)


Lungi da me voler essere superficiale, lo sappiamo che non è la stessa cosa, che il biscotto di Novara ha una sua tradizione, un produttore storico che si chiama Camporelli eccetera eccetera, però a me pare proprio lui, il Pavesino: e non è mica un'offesa, perché, dei Pavesini, i biscotti di Novara devono essere i nobili antenati. Buoni, e leggeri per quanto possano esserlo dei biscotti, perché si preparano con uova, zucchero, farina e basta come diceva la pubblicità.
A me i Pavesini non sono mai piaciuti, anzi mi sono sempre sembrati qualcosa a metà tra il cibo da ospedale, il polistirolo espanso e il biscotto per il canarino, ma quelli fatti in casa sono più buoni, quindi non solo li faccio volentieri ma ve li raccomando pure. L'unica è che non mi ricordo più dove trovai, ai tempi, la ricetta, copiata su un foglietto insieme ad altre cose (il che, analizzato scientificamente, rivela che doveva trattarsi di un libro consultato a casa di qualcuno).

La dose è per tre uova, ma guardate che ne riescono davvero tanti, perché sono sottili.
  • Uova M, 3
  • Zucchero, 130 g.
  • Farina 00, 150 g
  • Fecola di patate, 25 g.
Montare le uova intere con lo zucchero, prima tenendo la ciotola su un bagnomaria per riscaldare la massa, poi a freddo. Setacciare la farina poco alla volta insieme alla fecola e mescolarla delicatamente alle uova montate. 
Fare scendere il composto a piccoli "cordoncini" sulla teglia rivestita di carta forno con una tasca da pasticceria, operazione noiosa, appiccicosa, incasinata quant'altro mai, ma imprescindibile. Tenere le porzioni a debita distanza perché i biscotti si allargano! Spolverarli di zucchero e fare cuocere a 200º per 8-10 minuti. 
Siccome non contengono burro, questi biscotti si conservano molto, ma molto a lungo.

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